Italia Ranaldi originaria di Poggio Moiano (1937 -2020) in provincia di Rieti. E’ considerata la principale interprete e rappresentante delle prassi vocali e del canto tradizionale della Sabina.
Voce popolare e ricercatrice delle tradizioni sabine, Italia Ranaldi rappresenta la memoria storica di un’antica modalità vocale locale. Il suo prezioso lavoro di ricerca è consegnato ai posteri, grazie ad alcune incisioni (tra cui l’album Canzoni popolari del Lazio/Folk Song of Lazio a cura di Roberto Leydi e Fulvio Montobbio). Italia Ranaldi è depositaria di un repertorio inerente alle aree comprese tra Poggio Moiano e Montelibretti. Un catalogo che comprende canti narrativi, epico-lirici, stornelli, canti di lavoro, canti religiosi e politici. Una parte consistente del suo lavoro è attualmente conservato presso l’Archivio Sonoro Franco Coggiola del Circolo Gianni Bosio.
Le produzioni musicali inerenti al suo lavoro di ricerca, sono da considerarsi come un documento storico unico nel suo genere, esteticamente perfetto, rappresentativo di una funzionalità musicale che tipicamente caratterizza la tradizione. Un lavoro che ci riconsegna con grande precisione e accuratezza, uno spaccato delle sonorità, dei canti e delle modalità vocali sabine, che hanno radici lontane e arcaiche, in continuità con molte altre tradizioni vocali italiane e del Mediterraneo.
Nasce nel 1937 da genitori contadini. Italia ha raccolto in tutta la sua vita, attraverso un lungo e paziente lavoro, le tradizioni sabine tramandate oralmente di generazione in generazione.
Ha inciso un LP di canzoni e stornelli (Vedette Editoriale Sciascia). Una selezione delle tradizioni popolari è raccolta nella Trilogia del Folklore Sabino: Novelle Sabine: Leggende; Novelle Sabine: Il contadino; Proverbi, modi di dire, indovinelli, preghiere, inni sacri (Ed. Lalli).
Commento al disco LP 1980
Italia Ranaldi non aveva mai pensato di fissare su un disco le sue ricerche. Queste rappresentano più che altro un atto di amore, un ricordo della sua infanzia e della sua famiglia.
“Tempi duri, quelli in cui si ascoltavano e si imparavano queste canzoni“.
“Ed erano proprio la madre e il padre ad intonare i canti seguiti da tutti i figli. Unico divertimento, unico sfogo, unico compenso di tanto faticare. Fosse la rabbia del giovane o la rassegnazione del vecchio, non restava che cantare“.
“Quando venne anche per lei il momento di andare a lavoro…..conobbe l’obbligatorietà del canto“.
“A chi le chiedeva di mostrare come si canta alla maniera delle mietitrici, lei rispondeva: “mi ci vorrebbe tanto sole e il canto delle cicale“. (commento al disco LP 1980).
Tito Saffiotti
“E’ dotata di una voce molto bella, di una intonazione perfetta e di un rigore stilistico di eccezione che le consente di cantare senza accompagnamento. Il suo repertorio è molto vasto e va dagli stornelli alle ballate, ai canti religiosi. Italia Ranaldi lo conserva con amore e puntigliosità, conscia della sua importanza e del suo valore“. Tito Saffiotti, Enciclopedia della canzone popolare.
Sara Modigliani
“Claudio Papi, il mandolinista, aveva un disco, un bellissimo LP.L’ho ascoltato e alle prime note mi son detta: “Questo è quello che voglio fare”.Era un disco di Italia Ranaldi, l’unico disco fatto da lei: “Italia Ranaldi e la Sabina”. Ho sentito la sua voce, il suo repertorio e mi sono sentita l’erede di tutto quello.“Non avevo motivo di fare più solo le cose del Canzoniere, ma ho voluto conoscere questa signora… Ho cercato il suo nome nell’elenco telefonico. Era l’unica. Le ho telefonato, e al telefono, ho riconosciuto subito al sua voce. Non aveva nemmeno una copia del suo disco!
Ci siamo incontrate, siamo diventate amiche; lei mi ha insegnato il suo repertorio: così è nato il gruppo La Piazza, contestualmente alla scoperta di Italia Rinaldi (il gruppo ha prodotto due CD “Milandè” e “Amore piccolino fatte grande…“. Sara Modigliani ( Canzoniere del Lazio – La Piazza).
a cura di Karkum Project (Claudio Merico, Giulia Tripoti), Enrico Scarinci.
Fonti: Commento al disco LP 1980 “Canzoni popolari del Lazio“, “Canti della Sabina”(Ed. Nuovo Almanacco), “Il Contadino”.