L’antica Sefarad
La storia del popolo sefardita (ebrei della Spagna) ebbe inizio intorno al 70 d.c. con la prima diaspora verso i paesi del Mediterraneo a seguito della distruzione del Tempio di Gerusalemme.
Tale evento è indicato nella Bibbia con il nome “Sefarad“.
In Spagna dopo il periodo di dominazione Visigota, con l’avvento degli arabi, nel 711 d.c. inizia un importante periodo di convivenza fra le diverse culture.
Ziryab e la scuola di Cordova
In questo clima di multiculturale nel IX secolo, giunse a Cordova Zyriab. Straordinario cantante, filosofo, musicista, poeta persiano che rese Al Andalus (Andalucia) la culla della poesia, dell’arte, della musica e della filosofia, da cui l’intero occidente ebbe da imparare nei secoli a venire.
Fino al XIV secolo la Spagna fu un luogo in cui le diverse culture convissero e si influenzarono artisticamente a vicenda. Un incredibile centro musicale.
Alfonso X “El Sabio”
Più tardi nel XIII secolo Alfonso X “Il Saggio” Re di Castilla governava un regno cristiano dove ancora il fattore interculturale era molto presente.
Infatti con l’ausilio di musicisti ebrei ed arabi oltre che cristiani realizzò le Cantigas de Santa Maria. Una raccolta di 400 brani dedicati ai culti Marianici, di estrazione popolare nella quale strutture metriche e melodiche mostrano evidenti affinità con le musiche arabe e sefardite.
La Reconquista e la diaspora sefardita
L’equilibrio tra le religioni in Al-Andalus , se pur imperfetto in senso moderno, si rompe inesorabilmente quando Il 31 marzo 1492, per motivi puramente politici, i Re Cattolici Isabella e Ferdinando di Aragona emanano il decreto di espulsione o conversione obbligatoria al Cristianesimo. Tale decreto generò di fatto un esodo forzato e cambiò per sempre la storia del popolo sefardita, che si spostò lungo le coste del Mediterraneo. Questo incrementò le comunità ebraiche nel nord Africa dove, prendendo spunto dall’antico nome “Sefarad”, vennero definite “Sefardite”. Tali comunità nei secoli si stratificarono e contaminarono musicalmente e culturalmente con le diverse etnie, pur mantenendo una matrice linguistica identitaria forte.
“.. e i rabbini incitavano le donne a cantare ed esortavano i giovani a suonare i tamburelli per rallegrare la marcia. Così se ne uscirono di Castiglia…”.
Con queste parole, tratte dalla Historia de los Reyes Católicos don Fernando y doña Isabel il sacerdote cattolico Andrei Bernaldez, uno dei più importanti cronisti del periodo, descriveva il drammatico esodo degli ebrei.
Entro quel giorno, secondo l’editto di espulsione, tutti gli ebrei di Spagna avrebbero dovuto lasciare il paese abbandonando case, “pezzi d’oro e monete coniate”.
Vennero privati dei beni e affrontarono l’esilio ricchi solo della loro cultura, tradizioni e musica. Un patrimonio inestimabile tramandato attraverso i secoli costituito da romanze, inni religiosi, melodie nuziali, canti d’amore e funebri.